Cemento: ieri, oggi, domani

Questo numero propone un viaggio tra passato, presente e futuro del cemento.

Un viaggio nel tempo che inizia con la foto di copertina, scattata da un drone, che regala una vista inedita della cupola del Palazzetto dello Sport di Pier Luigi Nervi, a Roma, completata nel 1957 e finalmente tornata a splendere oggi dopo un attento restauro.

Sfogliando le pagine della rivista, apparirà chiaro come il cemento sia stato in passato il materiale prediletto di tanti protagonisti del rinnovamento del linguaggio architettonico, anche quelli meno conosciuti rispetto a Nervi e ai più celebrati a livello internazionale: si pensi al ruolo del cemento nella costruzione dell’immagine identitaria della nuova India post coloniale, di cui è stato artefice Mahendra Raj, che da Nervi è stato fortemente influenzato e a cui è dedicato il nostro speciale; o all’avventura senza fine di Dante Bini, che con le sue bolle di cemento ha incantato Monica Vitti ma sogna ancora di conquistare la Luna, come ci ha raccontato in una lunga intervista; o alle suggestive forme dell’altoatesino Othmar Barth, che hanno trovato nuova vita grazie a un progetto di valorizzazione bello e pluripremiato.

Ma nel numero è altrettanto chiaro che il cemento oggi si conferma il materiale più amato dai progettisti di tutti i settori: da chi disegna grattacieli così snelli da sembrare impossibili a chi inventa nuove isole piene di verde per le metropoli; da chi sagoma trafori come nuove porte urbane a chi allestisce scenografie teatrali, sfilate di moda o spazi museali “art specific”; da chi reinterpreta il trilite o la volta, magari con casseforme parametriche, a chi predilige forme fluide “senza nome” per auditorium e biblioteche futuriste; da chi costruisce chiese come luoghi aperti o come fari per indicare la rotta. E il cemento è scelto anche per l’emozionante conclusione del cammino storico più famoso del mondo, quello verso Santiago de Compostela.

Il cemento è certamente il candidato ideale anche per le sfide di domani, studiato nei principali laboratori del mondo a caccia di soluzioni sempre più sostenibili, come all’Università di Bath dove è in corso una ricerca sulla “costruzione automatica”. E come ci spiega bene la rubrica dedicata alla sostenibilità, non ci sono materiali che possono vantare una patente di sostenibilità più di altri: ma, caso per caso, occorre valutare tutte le condizioni e scegliere il materiale più adatto, senza pregiudizi o ideologie antimoderne (espressi invece dal libro che recensiamo, smontandone tutte le infondatezze!).

Il ruolo del cemento tra storia e futuro è riconosciuto, infine, nelle due mostre dedicate all’ingegneria e all’architettura strutturale inaugurate a ottobre al MAXXI, il museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, e che saranno aperte fino alla prossima primavera, cui è riservato un focus centrale della rivista.

Una è dedicata a Sergio Musmeci, protagonista della Scuola italiana di Ingegneria. Musmeci per tutta la vita ha cercato una via moderna per la progettazione; moderna nel senso che una persona osservando una sua opera potesse dire: “Sì, questo è il risultato di un sistema di conoscenze caratteristico di questo tempo”. Musmeci aveva eletto il cemento a suo materiale, imparando a plasmarlo secondo forme inedite: non solo sagomandolo in continuo come nel suo celebre ponte sul Basento a Potenza ma anche piegando le solette come origami resistenti per forma, componendo reti di travi secondo geometrie complesse o, nell’ultima fase della sua breve vita, sperimentando sistemi reticolari spaziali di aste antipoliedriche, che immaginava di realizzare con cemento resinato, inattaccabile dal tempo (una ricerca condotta, alla fine degli anni settanta, con la collaborazione di Italcementi).

Musmeci era un progettista curioso: non era solo un ingegnere “del suo tempo” capace di risolvere i problemi urgenti della sua epoca ma anche un visionario capace di immaginare soluzioni per le sfide del nuovo millennio. Un uomo del passato capace di anticipare il nostro presente e anche il nostro futuro. Ci farebbe comodo, oggi, una sua consulenza.

Di Tullia Iori

Professore Ordinario presso la Macroarea di Ingegneria dell'Università degli studi di Roma Tor Vergata e Direttore Scientifico della rivista. Dal 1994 conduce le sue ricerche indagando la storia della costruzione e dell'ingegneria strutturale, con particolare riferimento alle applicazioni relative alla conservazione. Dal 2012 è co-Principal Investigator nel progetto SIXXI dedicato alla Storia dell'ingegneria strutturale italiana e guida il lavoro del gruppo di giovani ricercatori coinvolti. Autrice di numerose pubblicazioni sulla storia delle costruzioni, ha curato diverse mostre sul tema dell'ingegneria strutturale italiana.