Una croce, un faro, una fortezza, una lanterna: tutti possibili richiami all’origine del concept architettonico di questa chiesa alta 11 piani comparsa nello skyline di New Taipei sull’isola di Taiwan. Il cemento è sembrato l’unico materiale capace di sintetizzare il messaggio.
Nello skyline di New Taipei, nella parte più settentrionale dell’isola di Taiwan, all’interno di una nuova zona in forte espansione che prevede la costruzione fino a 200 mila nuove unità abitative nei prossimi dieci anni, si profila un edificio alto 11 piani che, a differenza dei pochi grattacieli intorno già costruiti, non termina con una copertura piana ma con quattro punte, una per ogni vertice planimetrico, tutte di differente altezza e pendenza delle falde.
Sulla punta più alta svetta una croce che rende inequivocabile la sua destinazione religiosa: si tratta della Tamkang Church.
Lo studio tedesco Behet Bondzio Lin Architekten si è occupato della progettazione architettonica, con la collaborazione di Fuguach Architecture, il cui referente per questo progetto, Rodrigo Reverte, ha sintetizzato così l’idea: «Tutti gli edifici ecclesiastici sono costruiti con la speranza di interpretare la weltanschauung della dottrina cristiana: la Tamkang Church sottolinea l’eternità, l’universalità e la comunità».
Oggi l’intorno dell’edificio non è ancora urbanizzato quindi la valenza in termini religiosi, di una chiesa capace di essere una lanterna che rischiara la frenetica vita urbana o, complice la vicinanza al mare, di faro che indica la rotta, è amplificata.

Si tratta, infatti, di un edificio religioso molto articolato, che ospita spazi per eventi, sale conferenze, aree per la comunità, funzioni di assistenza sociale e aule: gli spazi, profani e sacri, non sono distribuiti planimetricamente su un unico livello, ma sono incastrati come pezzi di un puzzle 3D.
L’area principale destinata alla comunità è un auditorium a doppia altezza da 600 posti, collocato tra il terzo e il quarto piano, segnato da una finestra cruciforme ben visibile all’esterno.
Il progetto parte da un parallelepipedo regolare, tutto in cemento, su cui sono state aperte, in modo apparentemente casuale, le bucature per le finestre e scavate le logge: «Una costellazione di lame di luce» la definisce Reverte, che si accentua nel gioco di volumi della scala principale.
L’edificio ha una struttura portante perimetrale, costituita da doppie pareti più o meno ravvicinate entro le quali sono stati ricavati gli spazi di aggregazione più piccoli, i servizi e i locali tecnici, lasciando al centro un volume più libero, a volte a doppia altezza, per le attività più importanti; sugli spigoli sono posizionate le scale e i corpi ascensore, con una configurazione rotante che aiuta anche in chiave antisismica.

Il doppio strato perimetrale favorisce anche alcune soluzioni di regolazione climatica. Il cemento è il materiale utilizzato sia per le strutture che per il linguaggio architettonico: esternamente la tessitura a facciavista lascia percepire l’impronta rude delle casseforme di legno; all’interno la soluzione è più raffinata, e ricorda il muro Ando, la versione con i caratteristici fori circolari lasciati in modo regolare dai distanziatori delle casseforme di legno laccato.
Nella parte superiore della torre un’intelaiatura di lamelle di acciaio lascia la facciata aperta, accentuando il passaggio della luce verso l’esterno, proprio come un faro.
Il cemento è protagonista anche dei dettagli artistici: negli spazi della chiesa c’è un calco di Gesù realizzato direttamente in fase di getto del calcestruzzo sagomando la cassaforma; le pareti dietro lo spazio per i battesimi, all’ultimo piano, illuminato dal lucernario a croce con vetri colorati in copertura, sono realizzate con calcestruzzo gettato contro tubi d’acciaio per creare un effetto scanalato.
Tutte foto © Chao Yu Chen – Behet Bondzio Lin Architekten – Vietata la riproduzione